L’umanità ha da sempre percepito i cambiamenti climatici che si sono manifestati durante la sua storia. Solamente a partire dal XVII secolo, con l’introduzione delle misure strumentali delle grandezze meteorologiche, ha potuto quantificare tali mutamenti, almeno a scala locale e regionale. Per una visione globale dei cambiamenti climatici, in realtà, si dispone di strumenti attendibili solo dalla metà dal XIX secolo.
In questo intervallo di tempo si sono prodotte variazioni climatiche di importante ampiezza che, a lungo andare, porteranno a cambiamenti, di carattere mondiale, inimmaginabili.
Spesso si legge di animali in via di estinzione o di ghiacciai che si stanno sciogliendo, considerandoli problemi che non ci appartengono direttamente. Questo perché, forse, non si conoscono bene le conseguenze di tali mutamenti. Basti pensare ai ghiacciai dell’Himalaya, ghiacciai che potrebbero non esistere più nel 2100, e che alimentano dieci grandi fiumi in Asia, dal Gange al Mekong, passando per il Fiume Giallo. È doveroso comprendere, dunque, che parlando dello scioglimento dei ghiacciai, si deve automaticamente trattare della possibile futura assenza di uno dei beni fondamentali per la vita dell’uomo, l’acqua, che crediamo sia un bene che durerà per sempre, ma che, in realtà, già scarseggia. L’assenza di questo elemento minaccia la produzione agricola, dipendente ovviamente dall’irrigazione, e pone, dunque, il rischio di un’insicurezza alimentare.
Ma se questa notizia ancora non vi ha fatto comprendere la gravità della situazione attuale in cui ritroviamo il pianeta, pensiamo al 60% delle specie selvatiche di caffè che sta rischiando di scomparire. La bevanda fondamentale per affrontare un qualsiasi giorno di studio o lavoro sta subendo notevoli mutamenti.
Analizzando i dati dell’Unione internazionale per la conservazione della natura e le banche di semi, i ricercatori hanno notato che 75 specie su 124 (cioè il 60%) sono a rischio e che sono ancora basse le percentuali di queste varietà presenti nelle banche di semi (il 55%) e nelle aree protette (il 72%). Tutelarle è importante, rilevano gli studiosi, per salvaguardare l’intero settore della produzione di caffè.
Già studi precedenti, focalizzati sul clima, hanno previsto una drastica riduzione delle coltivazioni a causa del riscaldamento globale, di almeno il 50% entro il 2050, con un impatto inevitabile su sapori, aromi e sul prezzo, che non può che aumentare. Un rischio al quale non sfugge neanche il tè, le cui piantagioni stanno diminuendo, a causa soprattutto della riduzione di terreni coltivabili.
Ma se al caffè potete rinunciarvi, credo che il vostro benessere vogliate, invece, salvaguardarlo; allora sappiate che ci sono le prove che i cambiamenti in corso hanno effetti anche sulla nostra salute. Quanti e quali lo hanno stabilito ricercatori da tutto il mondo, allarmati dal numero di morti che provoca ogni anno il cambiamento climatico. Le cause sono varie: dall’inquinamento atmosferico a quello idrico passando per ondate di calore e diffusione di agenti infettivi.
Fortunatamente persone che comprendono la gravità della situazione esistono, come Greta Thunberg, un’attivista svedese di appena 16 anni, che ha ispirato ragazzi, e non solo, di tutto il mondo ad agire per creare qualcosa di concreto per il pianeta Terra.